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AL VIA LA FORMAZIONE INTEGRATA TRA INSEGNANTI, EDUCATORI ED ASSISTENTI SOCIALI

Avviato il primo incontro presso l'Istituto G.Padalino di Fano in data 19.12.2019
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P.I.P.P.I - Programma di Intervento Per la Prevenzione dell'Istituzionalizzazione Il Programma P.I.P.P.I. è il risultato di una collaborazione tra Ministero Delle Politiche Sociali , il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell'Università di Padova, i Servizi sociali e di protezione e tutela minori nello specifico, come le cooperative del privato sociale, alcune scuole ed alcune ASL che gestiscono i servizi sanitari degli enti locali coinvolti. Esso rappresenta il tentativo di creare un raccordo tra istituzioni diverse (Ministero, Università, Comuni) che condividono la stessa mission di promozione del bene comune, oltre che tra professioni e discipline degli ambiti del servizio sociale, della psicologia e delle scienze dell'educazione, che solo unitamente possono fronteggiare la sfida di ridurre il numero dei bambini allontanati dalle famiglie. Il Programma persegue la finalità di innovare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie cosiddette negligenti, al fine di ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare d'origine, articolando in modo coerente fra loro i vari ambiti di azione coinvolti intorno ai bisogni dei bambini che vivono in tali famiglie, tenendo in ampia considerazione la prospettiva dei genitori e dei bambini stessi nel costruire l'analisi e la risposta a questi bisogni. L'obiettivo primario è dunque quello di aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo, secondo il mandato della Legge n. 149 del 28 marzo 2001. L'acronimo P.I.P.P.I. intende rifarsi al personaggio televisivo di Pippi Calzelunghe, figura simbolica che esprime le infinite potenzialità dei bambini e le capacità di far fronte in maniera positiva alle difficoltà, grazie anche al sostegno delle reti sociali e dei legami affettivi, che può permettere loro di arrivare ad un recupero nelle situazioni di vulnerabilità familiare. L'esperienza propone linee d'azione innovative nel campo del sostegno alla genitorialità vulnerabile, scommettendo su un'ipotesi di contaminazione fra l'ambito della tutela dei "minori" e quello del sostegno alla genitorialità. In questo senso, essa si inscrive all'interno delle linee sviluppate dalla Strategia Europa 2020, per quanto riguarda l'innovazione e la sperimentazione sociale come mezzo per rispondere ai bisogni della cittadinanza e spezzare il circolo dello svantaggio sociale. Per raggiungere questo obiettivo, si è scelto di implementare il programma di ricerca-intervento-formazione, in 5 fasi: la prima, negli anni 2011-2012, a cui hanno aderito 10 città italiane riservatarie della Legge 285/1997, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia, 89 famiglie target nel gruppo sperimentale, 122 bambini e 35 famiglie e, 37 bambini nel gruppo testimone; la seconda, negli anni 2013-2014, a cui hanno aderito 9 città italiane, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia, 144 famiglie nel gruppo sperimentale, 198 bambini e 34 famiglie e, 37 bambini nel gruppo testimone; la terza, negli anni 2014-2015, riguarda l'estensione a 50 ambiti territoriali appartenenti a 17 Regioni e una Provincia Autonoma con il coinvolgimento di 500 famiglie target; la quarta, negli anni 2015-2016, riguarda l'estensione o il consolidamento per 50 ambiti territoriali appartenenti a 18 Regioni, con il coinvolgimento di 500 famiglie target; la quinta, negli anni 2016-2017, anch'essa riguardante l'estensione o il consolidamento per 50 Ambiti territoriali appartenenti a 17 Regioni e una Provincia autonoma, con il coinvolgimento di 500 famiglie target. La necessità dell'estensione è nata da una adesione partecipata e appassionata alla prima e seconda sperimentazione e da una chiara motivazione delle città a continuare il lavoro iniziato per portarlo a termine, ampliarlo e consolidare i primi risultati raggiunti, oltre che delle Regioni ad avviarlo: è la prima volta nella storia delle politiche sociali del nostro Paese che più di 120 ambiti territoriali - da nord a sud del Paese, in condizioni di grande eterogeneità nell'offerta locale dei servizi e di notevole differenza nei bisogni - volontariamente aderiscono ad uno stesso programma sperimentale, mettendosi in gioco e destinando risorse ad un obiettivo comune: quello di sperimentare con le famiglie più vulnerabili del Paese un metodo di lavoro che possa, in questo modo, diventare stabile e integrato nelle prassi dei servizi socio-sanitari e educativi loro e dell'intero Paese, rinnovando profondamente metodi e strumenti dell'intervento.